Il lavoro
oggetto normale della nostra offertaSpezza il tuo pane all’affamato e conduci i poveri e i senza tetto nella tua casa…
allora la tua luce spunterà come l’aurora e nascerà la tua santità.
Il nostro lavoro
La maggior parte dei piccoli che sono con noi richiede un impegno di dedizione e di assistenza a tempo pieno. Dopo tanti anni in cui la Famiglia ha provveduto a sé stessa attraverso la produzione artigianale e la vendita delle icone, nel 1988 si è costituita la Montetauro Cooperativa Sociale, in modo che l’opera di assistenza ai nostri piccoli e disabili fosse riconosciuta, tutelata e retribuita, tale quindi da permetterci di mantenerci autonomamente con il nostro lavoro e di mantenere i “nostri figli”. Così la parte più consistente dei fratelli e delle sorelle, insieme ad alcune famiglie della Comunità, sono impiegati nella Montetauro Cooperativa Sociale.
Insieme ai minimi
Il lavoro non è che una frazione della nostra convivenza coi minimi, che vuol essere assunzione totale di una sorte, ed è in essa che si compie la nostra adorazione. Se il lavoro è incluso in essa, è la convivenza che detta il perché e il come del nostro lavoro, e per questo il nostro lavoro veramente non ha un fine; il perché e il modo è definito dal fatto che noi vogliamo adorare il Signore nei minimi, anzi coi minimi e meglio da minimi: essendo con loro e in loro, chiedendo al Signore di diventare sempre più «loro», perché il dono del Signore a loro, che è la nostra famiglia stessa, sia consumato in una trasformazione di noi in essi: in tutto quanto vi è un essi da assumere, tranne l’atto del peccato. Il Signore ci possa sempre trovare nella loro schiera.
(tratto da “Forma Communitatis“, di don Giuseppe Dossetti)
Servizio totale
Il nostro lavoro, se è veramente «reale», se cioè è veramente una porzione della nostra convivenza coi minimi, non ha un fine, ma non può non avere un senso. Se siamo dati a loro, se viviamo fino in fondo le loro sofferenze, non possiamo amarli nel cuore, adorare in loro il Signore, senza che tutta la nostra vita, e quindi anche il contenuto del nostro lavoro, del modo con cui spendiamo e bruciamo le nostre forze, sia orientata a loro. Li ameremmo per scherzo, adoreremmo il Signore per finta se non prendessimo molto sul serio il fatto dell’essere ormai veramente, fisicamente, dei loro. Ora questo vuol dire sì al patire in silenzio, pregare e adorare, vuol dire soprattutto credere nella loro gloria nascosta, ma non può non voler dire anche servirli con tutto ciò che abbiamo.
(tratto da “Forma Communitatis“, di don Giuseppe Dossetti)
Il lavoro: è obbedienza,
prolungamento dell’Eucarestia e della Liturgia della Ore
e oggetto normale della nostra offerta…